Sociologo e antropologo francese. Allievo di E. Durkheim, rimase sempre
sostanzialmente fedele ai suoi insegnamenti e divenne uno dei maggiori esponenti
della scuola sociologica classica francese. Fu direttore, per molti anni, della
rivista "L'Année sociologique"; ricoprì la cattedra di Storia
delle religioni dei popoli non civilizzati e di Sociologia alla Sorbona; insieme
a Rivet e Lévy-Bruhl, fondò l'istituto di Etnologia presso
l'università di Parigi. Dal 1930 al 1939 fu docente al Collège de
France. Sebbene non si fosse mai recato nei continenti extraeuropei per studiare
direttamente le popolazioni non civilizzate, spinse molti giovani studiosi a
intraprendere viaggi per svolgere indagini sul campo, convinto che la conoscenza
delle società più semplici agevolasse la comprensione dei processi
fondamentali della vita sociale. Dalla collaborazione con loro e dalle lezioni
tenute in università ebbe così origine il
Manuel
d'ethnographie, che fu pubblicato nel 1947 e rimase per molto tempo un testo
fondamentale. L'importanza attribuita da
M. al lavoro comune è
attestata dal fatto che gran parte dei suoi scritti sono frutto della
collaborazione con altri: con il suo maestro Durkheim pubblicò infatti
Le suicide (1897) e il saggio
Quelques formes primitives de
classification (1902-1903). Nello stesso periodo fecero la loro apparizione
sulle pagine de "L'Année sociologique" alcuni saggi scritti insieme a
Hubert e a Beuchat tra i quali
Le sacrifice (1899),
Esquisse d'une
théorie générale de la magie (1902-03),
Essai sur
les variations saissonières des sociétés Eskimos
(1905-06). Da queste opere si può dedurre il metodo seguito da
M.,
fondato su quattro criteri fondamentali: la definizione provvisoria dell'oggetto
di studio attraverso la rottura epistemologica con il linguaggio comune; la
prevalenza dell'osservazione sistematica sull'elaborazione ideologica; la
critica scientifica delle fonti; la ricerca delle leggi generali per studiare
poi in base ad esse i fatti particolari. Nelle sue ricerche, pur non
abbandonando mai del tutto il metodo comparativo tradizionale (che per ogni
fenomeno definiva uno schema generale entro il quale esso variava nelle diverse
culture), egli non prese mai in esame un fenomeno senza tener conto dell'intero
quadro sociale in cui era inserito: non a caso si deve a lui la formulazione,
nell'
Essai sur le don, pubblicato nel 1923 su "L'Année
sociologique", del concetto di
fatto sociale totale, che pone ciascun
aspetto della vita sociale in stretto rapporto con tutti gli altri. Questo
scritto, ritenuto da alcuni studiosi rivoluzionario per le nuove idee in esso
esposte, fu seguito da altri, anch'essi di fondamentale importanza, come
Rapports réels et pratiques de la psychologie et de la sociologie
(1924-25),
Effet physique chez l'individu de l'idée de mort
(1926),
Les techniques du corps (1936). Nel 1950 alcuni saggi di
M. furono raccolti, a cura di Gurvitch e con l'introduzione di
Lévi-Strauss, in un volume intitolato
Sociologie et anthropologie
(Epinal 1872 - Parigi 1950).